Il Notaio Francesco Oddero ricoprì la carica di sindaco di Diano d’Alba nel 1945-46’ e poi dal 1951al 1960 (doppio mandato).
È stato per molti anni membro attivo del Direttivo albese del Pli, con una visione politica nazionale oltre che territoriale Dianese, questa sua presenza e i suoi collegamenti con l’amministrazione centrale, gli hanno consentito di aiutare l’evoluzione del Comune in un particolare momento storico legato alla ricostruzione post-bellica.
Francesco Oddero, sia nella professione che in politica, era “figlio d’arte”: il padre, Giacomo Oddero (già trattato con altre Pillole Storiche), era Notaio ed era stato consigliere provinciale.
Nato ad Alba nel 1913, si era laureato in giurisprudenza a Torino nel 1937.
Fu titolare di sede notarile a Cherasco, a Sommariva del Bosco e, successivamente, ad Alba.
Nonostante gli impegni professionali, coerentemente legato al Partito liberale, si dedicò attivamente alla vita politica, considerandola sempre come un dovere di tutti i cittadini. Infatti il suo forte impegno era sempre connotato come servizio da rendersi alla cittadinanza, mai come ambizione personale.
Nel 1951, sostituì l’avvocato Ferdinando Gioelli nella guida del partito, si candidò in quello stesso anno e, nel 1956, si candidò pure al Consiglio provinciale, ottenendo anche se non eletto, suffragi di rilievo.
Dal 1956 al 1960, rinunciò alla carica di Consigliere del Comune di Alba per svolgere l’incarico di Sindaco a Diano d’Alba, dando pertanto priorità al luogo che amava .
Fu eletto successivamente Consigliere comunale di Alba, ove, eletto, fu nominato Assessore nella giunta Cagnasso e in seguito, confermato nella giunta Ettore Paganelli con deleghe ai lavori pubblici.
Francesco Oddero era un “liberal” nel senso inglese sia per portamento che per modo di operare; fermo nelle decisioni e coerente nell’attività, fu sempre fedele al principio einaudiano secondo cui «prima di deliberare bisogna conoscere». Era un principio fondamentale a cui non rinunciò mai sia in veste di Amministratore pubblico che come Presidente della Cassa Rurale di Diano, che il padre Giacomo aveva fondato.
Nel rapporto con gli avversari politici era di ispirazione volteriana: rispettoso delle idee altrui, amava il confronto, mai lo scontro e, quando le discussioni, sia all’interno del partito che al di fuori, si inasprivano, con le abilità e spiccato senso dello humor, le stemperava.
Il temperamento equilibrato, la nobiltà d’animo, la profonda cultura mai ostentata, la professionalità nel lavoro facevano di lui un Signore nella politica, nella Professione e nel Rapporto con gli altri.